Chema Alvargonzalez, El Viaje de las Palabras - Collezione Open Care


opera
El Viaje de las Palabras
autore
Chema Alvargonzalez
Jerez de la Frontera, 1960
Berlin, 2009
anno
2003
caratteristiche tecniche
installazione luminosa polimaterica: tubolare e piattine perforate di alluminio, Wide Loyal IF Flexilight 220-240 V - 16,5 W/m
cm 42 x 347 max
proprietà
Collezione Open Care
L'artista spagnolo Chema Alvargonzalez interpretava attraverso strumenti differenti – fotografia, video e installazioni – paesaggi urbani ed elementi architettonici, sottolineandone il contenuto simbolico e poetico in relazione al contesto socio-culturale. El Viaje de las Palabras si inseriva nella ricerca, condotta dai primi anni novanta, sull’integrazione di installazioni luminose in spazi pubblici.
Il restauro
Il restauro è stato eseguito in occasione della mostra personale al museo Arts Santa Monica a Barcellona del 2012, per porre rimedio alle precarie condizioni dei vari elementi dovute a una lunga esposizione alla stazione Centrale di Milano nel 2003. L’installazione era composta da trenta parole evocative realizzate con tubi luminosi in gomma di vari colori – bianco, giallo, rosso e blu – attorcigliati intorno a sagome ricavate da piattine in alluminio forato; la struttura di sostegno in tubolare rettangolare, anch’esso di alluminio. I tubi in gomma elettrificati contenevano lampadine che si illuminavano a luce fissa, se collegati alla rete elettrica. Il sistema di elettrificazione era dotato di prese Schuko e di sei ciabatte multi presa universali di collegamento, con cinque posti ciascuna. L’ancoraggio dei tubi colorati al metallo veniva assicurato tramite fascette di cablaggio in plastica bianca. Sul lato inferiore del tubolare in alluminio che sosteneva la parola, incorniciandola, era stato applicato un nastro adesivo argentato con la duplice funzione di ancoraggio e occultamento dei collegamenti tra le singole lettere. Come terminale era stato impiegato un normale tappo plastico, inserito a pressione e assicurato con un comune adesivo. Le strutture di sostegno erano dotate di 4-6 asole ciascuna – metà in alto e metà in basso – che permettevano l’ancoraggio e la sospensione dei vari elementi, anche tra loro. A causa della lunga esposizione all’aperto le parole erano ricoperte da cospicui depositi incoerenti e da guano di piccioni; a tratti il tubo luminoso non era più funzionante, le lampadine all’interno si erano bruciate, quindi la lettura delle parole risultava difficile. Il nastro adesivo argentato era scollato, sollevato e rotto in vari punti e alcune fascette di cablaggio si erano perse. In alcune lettere le lampadine scaldandosi avevano alterato il materiale, scurendolo, fino a provocare vere e proprie bruciature con lacune e colature di plastica. Le strutture in tubolare metallico erano deformate e rotte in alcuni punti. La serialità degli elementi era caratteristica sufficiente per giustificarne la sostituzione, inoltre negli anni le norme di sicurezza erano divenute molto più restrittive, soprattutto per l’esposizione di opere elettrificate all’aperto in spazi pubblici. Quindi era necessario mettere a norma il sistema illuminante e fornire di dichiarazione di conformità l’impianto (Art. 9 Legge 46 del 5 marzo 1990). La ricerca dei medesimi materiali impiegati dall’artista è stata una delle fasi più impegnative dell’intervento, che ha portato al reperimento di tubi luminosi di caratteristiche tecniche identiche, ma soprattutto del medesimo colore di quelli originali. Prima di procedere allo smontaggio è stato eseguito un rilievo sia fotografico sia grafico a grandezza reale di ogni singola parola, al fine di riprodurre, in ogni minimo dettaglio, l’azione dell’artista. Le opere sono state quindi smontate tagliando le fascette e rimuovendo lo scotch.
Le strutture tubolari sono state deterse con dimetilchetone per rimuovere i residui di adesivo rimasto sulla superficie. Le strutture deformate e le curve distorte sono state corrette in morsa; nelle parti tranciate è stata inserita nel tubolare un’anima rigida di circonferenza inferiore, successivamente il metallo è stato saldato. I tubi luminosi (Rollflex dl .49; 230 V - 14,4 W/ m, ip 44 ce ) sono stati rimontati, ricostruendo precisamente l’andamento e le curve originali. I tappi terminali ( c 4 s ), così come i connettori dei cavi di alimentazione iniziali, sono stati isolati con una apposita guaina termoriscaldante che li ha resi impermeabili al contatto con l’acqua, in caso di esposizione all’esterno. Il nastro adesivo isolante e autoestinguente è stato applicato anch’esso come l’originale: a tratti solo sul tubo luminoso, e alternativamente su Rollflex e struttura di sostegno. Pur trattandosi di materiali di ultima generazione, la durata delle lampadine è garantita per circa 8-10.000 ore di lavoro, si riduce nel caso di illuminazione continua. Un funzionamento ininterrotto può inoltre provocare un surriscaldamento, con conseguente alterazione della plastica colorata circostante. È quindi consigliato non lasciare l’installazione permanentemente in funzione ma spegnerla regolarmente, al fine di preservare e prolungare la conservazione dei materiali.